Il Cartastorie: Il pirata delle maree

Mi e' sempre piaciuto andare a pesca verso il tramonto.
L'aria si quieta, il sole va a dormire inghiottito da una bocca lontana e misteriosa, avvolto da un cielo rosso viola.
Ci sedevamo sugli scogli appiattiti, alla fine del molo che abbracciava il porto, io e il nonno.
Respiravo il silenzio, che ti aiuta ad osservare, mette ordine ai pensieri e a chiederti i perche'.
Intento ad armare la canna, una tiepida sera d'ottobre, sento lambire i piedi da onde leggere, che aumentavano d'intensita' con il trascorrere del tempo.

"Nonno, perche' il mare sta crescendo? ". Chiedo incuriosito.

"Perche' e' vivo, figliolo, ed e' felice, sta ascoltando una musica familiare". Risponde sereno.

"Davvero? E di chi?. Incalzo con avidita' di sapere.

Le curve del tempo passato che rigavano il volto del nonno, si addolciscono ed incorniciano le labbra pronte al racconto.

"In un tempo molto lontano, su una piccola isola, viveva un pirata. Amava cantare in riva al mare, la sua voce era cosi' impetuosa che la superficie dell'acqua oscillava sempre piu' forte.
La luna, attratta ed intenerita, se ne innamoro' e lo rese immortale. Ogni giorno, per due volte, gli consente di cantare, e cosi' le onde attraversano i mari, oltre gli oceani, fino alla riva opposta, per poi tornare sonnolente."
Concluse il nonno, accarezzandomi i capelli.

Sorrido contento, al pensiero che un bambino come me, di un altro colore, con un altra lingua, oltre i confini di questa distesa immensa, oda il ritmo eterno del pirata delle maree.

Annavita