Le intercettazioni del cavaliere

Venerdì 20 Febbraio, meno uno A.M.C., intorno alle 19,30 della sera.

Il mio amico poliziotto si è appostato puntualmente sotto casa di Grazia. Mentre stava per sistemare il microfono direzionale si è accorto che Grazia, Paky e Roby stavano uscendo, di corsa, tutti trafelati.

Ha pensato allora che fare un’intercettazione con inseguimento sarebbe stato bello ed avventuroso.

I tre si fermano sul bordo del marciapiede e chiamano un taxi, agitando le braccia “Taxi, taxi!!”

Dopo qualche secondo se ne ferma uno. Il mio amico nota che è tappezzato di fotografie di Marco, con inviti a votarlo per Sanremo.

Si affianca al taxi con la sua macchina, e mette in funzione il registratore.

Tassista (immaginate la voce di un tassista di Roma, come quello dei film di Alberto Sordi): “A belli, anno annate? Anvedi questi, tutti vestiti da extraterrestri, che carucci. A belli, ve porto alla sfilata de li trans? Oppure a quella degli scorfani? Ahahahaha!!! Poraccia la miseria, che mi doveva capità!! Li mortacci!!!”

Grazia: “Ma come si permette, non siamo vestiti a maschera, siamo del nostro colore naturale. Lei è proprio un gran maleducato!!!”

Tassista: “Vabbè!! Ma io a lei l’ho già vista? Andove? Mmmmmmmm, vabbè, lassamo perde. Anno annate?”

Grazia: “Ci porti a Via del Buco Rosicò n. 1”

Tassita: “Vabbè!! Ah, mo ve dico, io metto su un po’ de musica eh, de quella bbona, robba da intenditori. Ascoltate, la metto a palla!!”

Dalle casse dello stereo si diffonde una musica a noi ben conosciuta, e il tassista la canta a squarciagola

“APRIRE GLI OCCHI E RITROVARTI QUI E' COME…”

Dopo qualche secondo il tassista spegne lo stereo e si gira, evidentemente c’è qualcosa che lo ha urtato.

Tassista: “Aho, che è quella faccia schifata? Ah brutta bertuccia, che è? Nun ve piace?”

Rumore di brusca frenata, di portiera che si apre e poi:

Tassista (urla proprio forte): “AHO, A BERTUCCE, A FANTOMASSSS!!!! MA VE NE ANNATE!! ME COJONI!!!”

Sempre il tassista: “Anvedi questa, ecco ndove la vidi. La Disgrazia, madò, famme toccà le bocce!! A loffia, ma nno vai? Ma vedi de levarti sta scollatura, a babbuina!! Che nemmeno uno scimpanzé te fila a te!!”

Portiera che si chiude, rumore di macchina che riparte sgommando.

A questo punto i tre si incamminano incupiti verso Via del Buco Rosicò.

Arrivati al n. 1 si fermano, Grazia citofona: “chi è?”

Grazia: “Aldo, sono io, Grazia”

Il microfono direzionale è puntato verso il primo piano

Voce di uomo, no, di donna, no, di uomo, insomma……di Busi: “Grazia, qual buon vento, ti ha portata l’uccellino? In tal caso vai via, io di cose piccole non ne voglio proprio. Solo grandi, come il mio essere maestoso. Non mi baciate la mano? Ahhhh, Roberta, che piacere rivederti. E questo vestito da Fantomas chi è?”

Grazia: “Aldo, siamo venuti per il rito, ricordi?”

Busi: “ah, certo che ricordo. Il maledetto, che figura mi ha fatto fare. Sono diventata la zimbellina di tutta la Roma salottiera. Non capisco cosa ci trovino in quello. Io avevo predetto che avrebbe fatto delle serate solo nella sua piccola isoletta, misero esserino. Ora che fa lui? Furbo, invece di andare a cantare nei paesini dell’entroterra pastoreccio, fa venire la Sardegna a cantare con lui a Sanremo. Chi sono poi questi Merenda?”

Grazia: “Tazenda Aldo, Tazenda. Sono un gruppo di cantanti sardi”

Aldo: “belano anche questi?” Grazia: “E che altro possono fare Aldo, ragliano pure, nitriscono addirittura. Se vedi il cantante poi, sembra un cavallino della Giada (ignorante, ndr). Questi sardi non li sopporto”

Aldo: “venite allora, tutti intorno alla palla magica”

Roberta: “quale, quella con i peli appoggiata su quel piedistallo?”

Aldo: “no Roberta, quella non è la palla magica. Quella è un regalo di un mio amante, era proprio dotato. Per amor mio si è fatto un calco e me lo ha regalato per ricordo, che chic. Si chiamava Luca. Pensa, ora si è anche sposato. Comunque Roberta, volevo dire prendi quella palla di vetro. Presto presto però, sta per cantare il sardignolo. Poggiate tutti la mano sulla palla, presto!!”

Paky: “oh, ma che fa signor Aldo?”

Aldo: “ops, scusami Pako, ho sbagliato palla. Può capitare, non ero attento. Allora, adesso tutti insieme trasferiamo le nostre invidie verso il nanetto sardo ed i suoi tre conterranei. Ripetete con me: Sardignoli sardignoli, ritornatevene ad Irgoli, ad Irgoli ad Irgoli ritornate oh sardignoli”

Una cantilena, simile a quelle sentite Martedì e Mercoledì, rompe il silenzio di casa Busi: “Sardignoli sardignoli, ritornatevene ad Irgoli, ad Irgoli ad Irgoli ritornate oh sardignoli. Sardignoli sardignoli, ritornatevene ad Irgoli, ad Irgoli ad Irgoli ritornate oh sardignoli”

Finita la canzone di Marco, e finita la cantilena, Grazia domanda: “ma cos’è Irgoli?”

Aldo: “è un paesino della Sardegna, ci sono pochi abitanti. Io andavo spesso durante le vacanze estive, vedessi che salsicce hanno da quelle parti? Come piacciono a me”

Grazia: “come ti sembra sia andato il rito? Pensi sia sufficiente per farlo eliminare stasera?”

Aldo: “Certo Grazia, è andato bene. La mia palla magica non mi ha mai tradito. La uso per lanciare incantesimi d’amore, e finora è sempre stato un successo”

Al momento della proclamazione dei 10 big passati alla finale di sabato i tre esultano per ben nove volte di seguito (se ben ricordate il nome di Marco fu l’ultimo fatto da Bonolis, e qualcuno di noi rischiò l’infarto). “Ah, vittoria!! Dai, Marco non c’è”, “cosi impara questo sardignolo”, “giustizia è fatta”, “tiè”.

Poi finalmente la voce di Bonolis, “Marco Carta!!!”. Le urla di disperazione dei fantastici 4 si odono per tutta la via del Buco Rosicò. I consueti rumori di testate sui muri si fondono con i fragori di palle che si infrangono sul pavimento.

Un passante in strada ascolta le urla incredulo e, curioso, chiede ad un signore affacciato nel balcone, dirimpetto casa Busi: “mi scusi gentile signore, mi sa dire quale accidente può provocare si tante e forti urla che turbano le mie orecchie?”

Il signore sul balcone, canottiera unta di sugo, barba lunga e stecchino tra i denti tenuto a mo di sigaretta, evidentemente abituato alle urla provenienti da casa Busi rispose delicatamente, con la voce che vagamente assomiglia, per inflessioni, a quella del tassista: “Ah bello, c’hai detto?”

Il passante ripete: “che è successo?”

Allora il signore al balcone, preso un lungo respiro, finalmente risponde:

“A signò, e che le devo dì,
Er casino sto fracicò lo fa ogni dì,
Ma na cosa gliela posso assicurà,
Che se sta a fa nu bordello tanto grande
Vole dì che lo stanno proprio a inchiappettà”


E non solo a lui, aggiungo io!!!!

CPuddu