A come Alberi [2°parte]

LE VOCI DEL BOSCO – Mauro Corona
"Ho passato quasi cinquant’anni di vita nel bosco e ho parlato con gli alberi. Gli alberi non si spostano ma possiedono un loro carattere che comunicano in vari modi, anche con la diversa reazione che hanno nei confronti di chi li tocca. In queste righe si parla di loto e di uomini: a volte bene e altre male…..e così il cattivo proverà simpatia per il sambuco….il buono per il larice…il sempliciotto per il faggio e via dicendo….”


Divertitevi anche oggi a scoprire l'abbinamento!

Frassino

Il frassino si può definire l’effeminato del bosco. Non cresce mai diritto. Il suo tronco si sviluppa con movenze e curve inequivocabilmente femminili, Come tutti i diversi è sensibilissimo….quando lo incontri il primo impulso è quello di accarezzarlo. Il frassino non raggiunge grandi allesse, quando gli va bene arriva a quindi venti metri
Una volta levigato. le sue venature fanno risaltare ancor di più le curve femminee e, all’inizio dell’opera non serve un particolare sforzo creativo per vederci dentro un’agile ballerina.

Di notte, quando le tenebre sono più fitte e tutte le bestie dormono, nel bosco si avvertono furtivi rumori. Faggi, pioppi, pini e altri alberi si muovono agitando le fronde. Vorrebbero avvicinarsi alla bella signora per godere un poco della sua compagnia.

Betulla

Alta, elegantissima, diritta, sempre perfetta nel suo abito bianco, la betulla è la regina del bosco. Quando il vento la incontra e la accarezza con soffi gentili tutto il suo corpo si muove, ondeggia, danza e ti invita a ballare. Come tutte le donne, dietro un’apparente fragilità nasconde una tenacia, una forza di volontà e una resistenza insospettabili. La natura della betulla e l’educazione le conferiscono sempre un pacato autocontrollo. Preferisce far capire il suo eventuale disagio con un lieve movimento delle fronde, dopo di che sta agli altri comprendere.

Agrifoglio

Non vuole né invecchiare, né essere avvicinato ma solo ammirato. In pieno inverno, quando i boschi dormono, il terreno è indurito dal gelo e la neve copre come un sudario le foreste e le morte foglie d’autunno, l’agrifoglio schizza fuori sfacciato e prepotente con il suo cespo verde intenso puntinato da una miriade di bacche rosso sangue. La sua presunzione è totale, sostenuta da un narcisismo sconfinato. Sa che quella bellezza è dovuta anche alle foglie lucenti che lo coprono e non permette loro di andarsene via. Non possono allontanarsi, non possono trovare uno straccio di amica, non possono viaggiare nel vento. Devono stare sempre attaccate ai suoi rami a inghirlandare questo padre padrone possessivo ed egoista.

Quercia

E' la donna che ha condotto la famiglia in porto. I suoi figli si sono sistemati e hanno trovato un impiego e lei ormai se ne sta tranquilla e soddisfatta. Alta, e grossa sembra una chioccia sempre intenta a tenere i pulcini sotto le ali. Nel bosco sembra una di quelle matrone da cortile, le mani ai fianchi che parlotta con le comari di tutto e tutti, e sanno in anticipo, di questa o quella ragazza che sta per diventare madre, o della tal sposa che se la intende con l’amico.

Faggio

La sua giornata è quella del lavoratore laborioso. La fabbrica funziona se ci sono i faggi che avvitano bulloni e svolgono i lavori di manovalanza. Senza di loro la catena di montaggio non andrebbe avanti. Nessuna società può vivere e produrre solo con il riservato maggiociondolo o con l’elegante betulla. Nella città del bosco sono i manovali che impastano la malta, portano i mattoni e costruiscono le case. Senza di loro i designer, gli ingegneri, i tecnici ossia i frassini, i tassi, i maggiociondoli morirebbero di fame

Carla