In un altopiano nel cuore della mia terra,aspro e desolato,avvolto dal profumo di ginepro,aggrovigliato da piante di marrubio cespuglioso e disordinato,corrono e si celano dei piccoli quadrupedi.
La loro origine è arcana e misteriosa,sono indomiti e selvaggi,la Giara è la loro casa e raramente si ha occasione di incontrarli.
Al calar del crepuscolo,tanti mesi fa,quando un velo d'ombra accarezza le montagne e il cielo s'addormenta sulle loro curve,si ritrova per uno strano fato un uomo.
Alto,aitante come un buon soldato,gli occhi blu,intensi e dolci ; contrastavano con la severità del suo volto.
Veniva dal " continente ",dal nord, freddo e nebbioso,dove i vapori si confondono con le nuvole,non doveva trattenersi molto,una veloce incursione nella piana,era più che sufficiente.
Assorto nei suoi pensieri,trasalì al rumore di zolle brune calpestate,si voltò e lo vide.
Piccolo,malfermo sulle zampe,chinava la testa di lato;una criniera obliqua gliela ornava.
Stava distante dagli altri, il suo nitrito era roco,un boato di vento in un mare tempestoso.
Il giovane uomo, ne rimase affascinato,quel cavallino era singolare,unico.
Decise di restare.Voleva in cuor suo,dividere e far conoscere ai suoi simili,quel magico nitrito.
Oh,fu arduo domarlo,ci volle pazienza,costanza,bravura e severità.
Irrequieto e testardo,galoppava e nitriva sregolato,indifferente dei pericoli; serpi velenose,striscianti e viscide si aggiravano nelle macchie,pronte a morderlo e ferirlo.
Ma ci riuscì.
Una calda sera d'aprile,quando piccole nubi bianche si scioglievano e velavano del blu indaco del cielo,una falce di luna luminosa sorrideva con i narcisi sulle punte,l'uomo del nord,radunò i suoi simili.
Oh, ne rimasero estasiati.Mai un nitrito di un cavallino della Giara,fu così apprezzato.
Fiero e altero,tenne il suo concerto,i suoni si sposavano con i battiti del cuore dei presenti,aneliti di stupore e meraviglia li accompagnarono.
L'uomo del nord,raggiante d'orgoglio,si avvicinò al puledro,lo accarezzò con infinita dolcezza,i suoi occhi blu si persero nella melanconia dello sguardo del piccolo quadrupede.Ora doveva lasciarlo libero.
Lo vide allontanarsi,galoppare nella piana,con l'andatura bislacca,tenera e buffa.
L'uomo del nord e il puledro,però sapevano che in quella carezza sfiorata senza parole,l'uno e l'altro c'erano,per sempre.
Annavita